5 research outputs found

    The emotional contagion in children with autism spectrum disorder

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    Studies of the last decade have demonstrated that children with Autism Spectrum Disorder (ASD) showed difficulties in language, social and relational areas, but they had also impairment in the mechanisms of embodied simulation, namely the imitative behaviors that allow the body to give an experiential meaning to own and other’s emotions. The identification of this specific emotional response in ASD children, also defined as emotional contagion, allows to move the therapeutic focus from reducing the behavioral symptomatic expressions of the child to promoting the expression of his ability of emotional regulation. The aim of this study was to investigate the presence of emotional contagion in 53 ASD children aged between 22 and 66 months, through the Test of emotional contagion and verify the presence of compromised emotional contagion areas. Our findings have shown that the severity of the disorder is closely related to the inability of the child to respond to the emotional stimuli, regardless from cognitive abilities, and that emotion to which children responded most frequently was happiness, while the one who responded less was anger

    From the emotional integration to the cognitive construction: the developmental approach of Turtle Project in children with autism spectrum disorder

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    Background: Children with autism spectrum disorder show a deficit in neurobiological processes. This deficit hinders the development of intentional behavior and appropriate problem-solving, leading the child to implement repetitive and stereotyped behaviors and to have difficulties in reciprocal interactions, empathy and in the development of a theory of mind. The objective of this research is to verify the effectiveness of a relationship-based approach on the positive evolution of autistic symptoms. Method: A sample of 80 children with autism spectrum disorder was monitored during the first four years of therapy, through a clinical diagnostic assessment at the time of intake and then in two follow-up. Results: The results showed that through the Autism Diagnostic Observation Schedule it is possible to assess the socio-relational key elements on which the therapy is based. There was evidence, in fact, of significant improvements after two and four years of therapy, both for children with severe autistic symptoms and for those in autistic spectrum. Conclusions: Socio-relational aspects represent the primary element on which work in therapy with autistic children and can be considered as indicators of a positive evolution and prognosis that will produce improvements even in the cognitive are

    Autismo infantile tra psicoanalisi e neuroscienze : osservazione clinica ed evidenza empirica

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    Il capitolo prende in rassegna i principali contributi della psicoanalisi e delle recenti scoperte neuro scientifiche in relazione al problema dell’autismo . A oltre 70 anni dalla sua individuazione da parte di Kanner (1943), persistono ancora notevoli incertezze in termini di eziologia dell’autismo, di elementi caratterizzanti il quadro clinico, di confini nosografici con sindromi simili, di diagnosi, di presa in carico e di evoluzione a lungo termine. Le prime teorie psicoanalitiche sull'autismo consideravano un’esclusiva origine psicogena e ambientale nel disturbo. Queste teorie psicoanalitiche sono state oggetto di critiche e hanno reso controverso l’utilizzo della teoria e della terapia psicoanalitica per lungo tempo nei trattamenti dell’autismo. La ricerca attuale e l'intervento hanno prodotto una significativa quantità di dati scientifici verificati sui vari aspetti della genesi, della valutazione clinica, delle caratteristiche funzionali e delle possibili linee di intervento riabilitativo e di sostegno nei confronti dei soggetti autistici e delle loro famiglie: la psicoanalisi, in parallelo al suo sviluppo clinico e teorico, ha abbandonato molte delle sue originali ipotesi in merito di cinquanta anni fa, revisionando significativamente le vecchie ipotesi sul ruolo dei genitori nella genesi dei disturbi dello spettro autistico. La psicoanalisi come tecnica per la cura della mente e degli affetti può fornire un aiuto ai soggetti autistici occupandosi del modo con cui il disturbo autistico si inserisce nell'interfaccia tra cervello e mente, e una comprensione di come funziona e si sviluppa la mente di un bambino con autismo. Un bambino autistico che non riesce a comunicare in modo efficace per cause genetiche o per una forma patologica acquisita è una persona, “nascosta” che va cercata (Barale, Uccelli, 2006). La letteratura psicoanalitica sull’autismo è molto vasta ed è necessario che possano essere integrate le evidenze biologiche dell’autismo con i dati della ricerca neurobiologica ed evolutiva. Sono soprattutto i recenti contributi della psicoanalisi intersoggettiva che hanno aperto nuovi orizzonti alla ricerca e alla clinica anche in ambito di patologie psichiche gravi e attualmente le scoperte delle neuroscienze stanno confermando le ipotesi cliniche dell’intersoggettività. Le recenti ricerche neuro scientifiche indicano come alla base delle forme di autismo vi sia un “difetto neurobiologico per una alterata costituzione intersoggettiva” (Barale,Uccelli,2006). La solitudine degli autistici ma anche degli schizofrenici non sarebbe dovuta ad una decisione di evitare le relazioni con gli altri ma alla “drammatica impossibilità di accedere al mondo intersoggettivo”, di cui le neuroscienze ci forniscono .evidenze empiriche attraverso le modalità di funzionamento dei neuroni specchio. Nelle relazioni interpersonali riusciamo a capire cognitivamente le intenzioni espresse da chi ci sta di fronte attraverso il meccanismo della “sintonizzazione intenzionale , per cui l’altro è considerato una persona come me: la sintonizzazione intenzionale diventa un requisito della intersoggettività.e dell’empatia. Nei soggetti con patologia schizofrenica e autistica una mancanza di sintonizzazione con l’altro porterebbe i soggetti a quella incapacità di cognizione sociale del proprio mondo. Una compromissione dei questi processi di simulazione sarebbe la causa di quello che Gallese definisce “deficit di sintonizzazione intenzionale” (Gallese, 2007) rilevabile sia nella patologia schizofrenica,sia nell’ autismo infantile. Una disfunzione della “sintonizzazione intenzionale con gli altri” è la causa di una compromissione della molteplicità condivisa dell’intersoggettività , che è anche il problema centrale della mente autistica. I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da deficit nei comportamenti comunicativi e sociali e da limitato interesse per l’ambiente; i soggetti autistici hanno difficoltà a comunicare con gli altri, a stabilire un contatto visivo-attentivo, a imitarne il comportamento e a comprenderne pensieri, emozioni e sensazioni. Come anche per la schizofrenia un indicatore del deficit della simulazione è dato dalla incapacità di imitazione dovuto ad un malfunzionamento dei neuroni specchio o una compromissione della regolazione emozionale affettiva di questo sistema, individuato come “deficit della sintonizzazione affettiva” (Gallese, 2007): i bambini autistici presentano disturbi della sfera affettivo-emozionale .Anche i deficit di empatia dei soggetti autistici possono, almeno in parte, dipendere da un deficit di base dei meccanismi della simulazione incarnata, a sua volta determinato da un malfunzionamento del sistema dei neuroni specchio (Gallese et al. 2006). La simulazione incarnata è un meccanismo di base, il più remoto dal punto di vista evolutivo e sottende alla comprensione delle emozioni : quando non si sviluppa o si costituisce in modo anomalo il soggetto può essere a rischio di sviluppare un deficit dello spettro autistico. Le attuali ipotesi neuroscientifiche sull’autismo come “deficit di consonanza intenzionale” sono rivoluzionarie perché vanno in una direzione del tutto opposta al paradigma cognitivista della “Teoria della mente” in cui l’autismo viene considerato causato dall’assenza di uno specifico modulo della mente. Le neuroscienze mettono in evidenza come soggetti autistici ad elevato funzionamento, pur essendo in grado di riconoscere ed imitare l’espressione di alcune emozioni di base, lo fanno utilizzando circuiti cerebrali diversi da quelli che risultano normalmente attivati in soggetti sani ( come nel caso di autismo ad alto funzionamento). In particolare, i soggetti autistici mostrerebbero un’assenza totale di attivazione del sistema premotorio dei neuroni specchio ed un’ipoattivazione dell’insula e dell’amigdala, con invece un’iperattivazione delle cortecce visive. Questi risultati sono molto importanti in quanto mostrano che, anche quando gli autistici riescono a riconoscere ed imitare le emozioni, lo fanno utilizzando una strategia completamente diversa da quella dei soggetti sani
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